giovedì 15 ottobre 2009 ore 20:30
Villa Reale, Sala da Ballo
Il koto giapponese è una lunga cetra di legno (dal cipresso al bambù) con sezione pressapoco rettangolare (circa 2 m di lunghezza per 25 cm di altezza massima), con un piano armonico leggermente convesso e 13 corde di seta o di nylon, tutte della stessa lunghezza, spessore e tensione, poggiate su ponticelli fissi disposti alle estremità e su un ponticello mobile (“ji”) di legno o di avorio (plastica negli esemplari più a buon mercato).
Documenti attendibili testimoniano che le sue origini risalgono verso l’anno 450 d.c. nella penisola coreana, dove veniva usato nelle processioni.
Nel koto le corde vengono pizzicate con plettri di avorio, osso o bambù inseriti come ditali nel pollice, indice e medio della mano destra, e con il movimento delle dita in direzione del centro della mano: il pollice si muove di solito verso l’esterno rispetto al corpo del suonatore, le altre dita in direzione contraria.
La funzione principale della mano sinistra è invece quella di permettere suoni altrimenti non ottenibili con la tecnica usuale, resi premendo la corda a sinistra del ponticello mobile, così da aumentarne la tensione e di conseguenza l’altezza del suono.
L’accordatura dipende dal genere di musica cui appartiene il brano eseguito, ma tutte quelle tradizionali si basano su scale pentafoniche, che conferiscono all’esecuzione quel che a noi risulta come un tipico carattere orientaleggiante.
Il repertorio comprende cicli di canti accompagnati dallo strumento, brani esclusivamente strumentali, oppure una forma ibrida consistente in due o più sezioni cantate inframmezzate da lunghi interludi strumentali. I brani solistici risalgono prevalentemente alla celebre e antichissima musica di corte “gagaku”, mentre gli altri hanno una tradizione che si può far risalire indietro fino all’ultima parte del XVI secolo.
L’ensemble denominato “jiuta” prevede inoltre il koto in unione allo shamisen (un liuto a manico lungo) e allo shakuhachi (f
Chitarra e koto nella cultura giapponese
Elena Càsoli, chitarra
Kyoko Kawamura, voce e koto
Introduzione di Renato Meucci
Toru Takemitsu (1930-1996)
Equinox (1984)
per chitarra
Toshio Hosokawa (1955)
Koto-uta
per koto e voce
Toru Takemitsu (1930-1996)
In the woods (1995)
per chitarra
Kengyo Yatsuhashi
Rokudan-no-shirabe (dan-mono) “Studio in sei parti”
per koto
Shiki-no-kyoku (kumi-uta) “Quattro stagioni”
per koto e voce